Visto che il numero di visitatori e follower continua a salire molto velocemente colgo l’occasione per ricordarvi come restare aggiornati sulle ultime novità di Lean Solutions.
Dopo aver parlato di varie startup americane, torniamo nel Bel Paese per vederne una italiana ed in rapida crescita.
La start-up in questione si chiama Phabule (http://www.phabule.com) e si basa su un’idea che è una via di mezzo tra la scrittura collettiva e la condivisione di foto. L’idea è molto semplice, ogni utente può scattare una foto, caricarla su Phabule e scrivere un capitolo di un racconto legato in quache modo alla fotografia caricata.
L’utente ha sia la possibilità di creare nuovi racconti sia quella (più interessante) di continuare un racconto già iniziato, dando il proprio contributo all’opera. Come spiegato nel video ogni incipit di racconto può essere sviluppato da più di un utente e sarà compito della community scegliere quale “ramificazione” sia la migliore individuando un vincitore tramite votazione.
Ecco un video che spiega le basi del progetto:
Chi frequenta il blog già da diverso tempo conosce il mio interesse verso tutti i progetti collaborativi (Wikipedia, Open Street Map, …) e può facilmente immaginare che la mia opinione su Phabule sia positiva!
Approfitto di queste ultime righe, prima di lasciarvi alla navigazione su Phabule, per porre l’attenzione su un trend di crescita sempre più marcata di progetti crowsourcing legati anche ad àmbiti artistici come la scrittura, il videoediting o la composizione di canzoni. Soltanto in Italia negli ultimi mesi ho visto almeno 3-4 startup legate alla scrittura collaborativa, tra quelli legati alla scrittura di romanzi Phabule mi è sembrato quello più promettente, considerando anche la giovane età della piattaforma attualmente on-line.
Visto il crescente interesse in questo settore è molto probabile che ritorneremo sull’argomento in uno dei prossimi articoli. Ricordo a tutti la disponibilità a segnalare nuovi progetti interessanti di cui parlare.
Oggi analizziamo la startup Betterworks che, pur basandosi su un’idea interessante ed avendo ottenuto un investimento da 10 milioni di dollari, ha chiuso i battenti questa primavera, dopo circa 2 anni di attività. Scopriamo quali sono stati i motivi della loro chiusura ma prima, ovviamente, vediamo quale era l’idea alla base della startup digitale.
Betterworks (Making Work Rewarding) è una società nata nella Silicon Valley verso la fine del 2010 da un’idea del founder Sizhao Yang unendo, in pratica, due idee di business già esistenti per crearne una nuova chimera. La prima idea base è quella dei gruppi di acquisto (da cui sono nate un numero imprecisato di startup, come per esempio Groupon) e quella, molto meno utilizzata, secondo cui un’azienda fornisce benefit di varia natura ai propri dipendenti per migliorarne il work-life balace ed ottenere di conseguenza un miglioramento dell’immagine aziendale ed una maggior soddisfazione dei dipendenti.
Dal lato operativo, il processo era piuttosto semplice, ovvero ogni utente (cioè ogni dipendente delle società partecipanti) aveva un profilo con cui accedere al sito di BetterWorks dove aveva un credito pagato quasi completamente da parte della azienda per cui lavora e spendibile per acquistare le offerte pubblicate. Le offerte comprendevano una ampia gamma di prodotti e servizi, coinvolgendo anche grosse catene come SubWay o Curves, elemento essenziale per un modello di business basato su una una multi sided platform.
Dopo una rapida sperimentazione dell’idea con gli early adopters, lo sviluppo dell’idea procedeva a buon regime, ottenendo due fondi di investimento per un totale di 10,5 milioni di dollari nei primi giorni di gennaio e febbraio 2011.
BetterWorks screenshot
Nonosante una buona partenza ed un considerevole capitale di ventura, nel maggio 2012 il CEO e founder della società ha dovuto pubblicare la seguente lettera sul sito:
Thanks for being a supporter, and a user a of the BetterWorks platform.
We’re proud to have helped make work rewarding for your team and company. I’m writing to let you know that for business reasons, as of May 31st 2012 the BetterWorks perk platform will no longer be in service to customers. We’ve been unable to sustain a large enough market and have decided to close our doors. It’s been a privilege having you as a customer and I deeply apologize for any inconvenience this creates.
I motivi della chiusura (“business reasons”) sono stati legati essenzialmente ai costi troppo elevati in rapporto ai ricavi. Il mercato obiettivo della società erano aziende medio-piccole che, pur partecipando al programma, raramente riuscivano ad investire capitali elevati per offrire benefit ai propri dipendenti. Aziende più strutturate e con disponibilità economiche maggiori, invece, non avevano particolare interesse a partecipare il programma avendo probabilmente una figura aziendale delegata all’organizzazione dei benefit ai dipendenti ed un potere contrattuale nei confronti dei fornitori di servizi e prodotti sufficienti ad ottenere un buon prezzo anche senza intermediari.
Se analizziamo i costi è facile capire come questi possano essere stati effettivamente alti e spesso non direttamente proporzionali al numero di utenti iscritti al sito. Inoltre la dispersione degli utenti nel territorio non ha aiutato il lavoro degli oltre 50 dipendenti di BetterWorks dato che, perchè un business model legato ai gruppi di acquisto di prodotti tipo abbonamento in palestra, massaggi o sconti al supermercato abbia successo, è essenziale che i negozi e gli esercizi partner del progetto siano ubicati nei pressi degli utenti che devono beneficiare degli sconti.
Questa storia ha messo in luce due punti:
come un modello di business basato su una buona idea e con un capitale interessante, possa comunque fallire a causa di una scorretta valutazione iniziale dell’interesse economico nel suo sviluppo,
l’importanza di una corretta e reale valutazione di quali saranno i costi/ricavi una volta superata la fase embrionale del progetto.
Se vi state dispiacendo della fine del progetto non temete, c’è il lieto fine: Yang ha fondato MyMiniLife, che dopo essere stata acquistata da Zynga, ha sviluppato Farmville, noto gioco di farm per Facebook! …con quasi 83 milioni di giocatori al mese…
Vediamo oggi un’infografica (originariamente pubblicata sul sito Visual.ly) che mostra alcune statistiche legate alla vita degli imprenditori. I dati sono basati essenzialmente su dati provenienti dal mondo anglosassone (USA e UK).
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