Lean Solutions

ingegneria ed innovazione

Category: management (page 6 of 32)

articoli di management e gestione d’impresa in generale.

Lean solutions. La produzione snella incontra il consumo snello

In vista dei regali natalizi, riprendo una vecchia abitudine: quella di recensire libri legati ai temi del blog, sperando in questo modo di indirizzare gli utenti in una scelta più consapevole su quali libri leggere e regalare.

Copertina Lean Solutions

Copertina Lean Solutions

Titolo

Lean solutions. La produzione snella incontra il consumo snello

Autore/i

Autori dell’edizione originale James P. Womack e Daniel T. Jones

Edizione italiana a cura di M. Galgano e M. Pistidda

Breve riassunto (dalla copertina posteriore del libro)

Come mai, quando un prodotto non funziona correttamente (o come ci aspettavamo), quasi ogni contatto con il numero verde, il centro di assistenza tecnica o qualunque altra azienda che eroga servizi, si traduce in sprechi di tempo e altre seccature? Chi non ha mai atteso ore nella sala d’aspetto di un ambulatorio, o non ha visto riaccendersi la spia “controllo motore” subito dopo aver ritirato l’auto dall’officina? Non si tratta di disinteresse da parte delle imprese, né di incapacità degli addetti alla riparazione dei prodotti guasti; il vero problema sta invece nel fatto che poche aziende concepiscono il consumo come un processo, ossia, come una serie di beni e servizi intercollegati, da erogare senza soluzione di continuità per soddisfare il consumatore per tutto il ciclo di vita del prodotto. In questo libro gli autori enunciano i principi rivoluzionari del consumo snello e spiegano come eliminare le inefficienze dal processo di consumo. Applicando questi principi, le aziende di tutti i settori impareranno a fornire l’intero valore richiesto dal cliente al prodotto, senza sprecare tempo o energie (loro o del consumatore) e al contempo aumentando i profitti e rafforzando la competitività.

Edizione

Guerini e Associati

Prezzo

circa 25 euro

Pagine

circa 310

ISBN

8862501536

Giudizio

Il libro è la traduzione in italiano del grande classico di lean thinking “Lean Solutions: How Companies and Customers Can Create Value and Wealth Together”. Anche se spesso piuttosto prolisso, il libro è considerato un must per tutti gli esperti di produzione e consumo snello, anche per il fatto che i due autori, Womack & Jones, sono considerati i primi grandi importatori dei princìpi lean negli Stati Uniti.

Purtroppo, leggendo il libro, è evidente la poca capacità di sintesi dei due autori, ma dall’altro lato è atrettando evidente la profondità del loro pensiero e la potenza degli strumenti di produzione snella anche quando vengono applicati al lato della vendita e del consumo. L’opera offre moltissimi spunti di riflessione per il manager consentendogli di utilizzare le tecniche e gli strumenti di produzione snella applicati nell’area produttiva ed estenderli anche ad altre aree aziendali.

Voto

4/5

Dove comprare?

Il libro è facilmente disponibile in tutte le librerie oppure può essere acquistato su Amazon dal link qui sotto.

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Come scegliere la forma societaria per una startup in Italia

Pubblichiamo oggi un’infografica (del sito Commercialista.com) che spiega come fare una prima stima del tipo di socità che conviene aprire per fondare una startup, prima di rivolgersi ad un commercialista.

Scrittura collaborativa di romanzi, con Phabule

Dopo aver parlato di varie startup americane, torniamo nel Bel Paese per vederne una italiana ed in rapida crescita.

La start-up in questione si chiama Phabule (http://www.phabule.com) e si basa su un’idea che è una via di mezzo tra la scrittura collettiva e la condivisione di foto. L’idea è molto semplice, ogni utente può scattare una foto, caricarla su Phabule e scrivere un capitolo di un racconto legato in quache modo alla fotografia caricata.

L’utente ha sia la possibilità di creare nuovi racconti sia quella (più interessante) di continuare un racconto già iniziato, dando il proprio contributo all’opera. Come spiegato nel video ogni incipit di racconto può essere sviluppato da più di un utente e sarà compito della community scegliere quale “ramificazione” sia la migliore individuando un vincitore tramite votazione.

Ecco un video che spiega le basi del progetto:

Chi frequenta il blog già da diverso tempo conosce il mio interesse verso tutti i progetti collaborativi (Wikipedia, Open Street Map, …) e può facilmente immaginare che la mia opinione su Phabule sia positiva!

Approfitto di queste ultime righe, prima di lasciarvi alla navigazione su Phabule, per porre l’attenzione su un trend di crescita sempre più marcata di progetti crowsourcing legati anche ad àmbiti artistici come la scrittura, il videoediting o la composizione di canzoni. Soltanto in Italia negli ultimi mesi ho visto almeno 3-4 startup legate alla scrittura collaborativa, tra quelli legati alla scrittura di romanzi Phabule mi è sembrato quello più promettente, considerando anche la giovane età della piattaforma attualmente on-line.

Visto il crescente interesse in questo settore è molto probabile che ritorneremo sull’argomento in uno dei prossimi articoli. Ricordo a tutti la disponibilità a segnalare nuovi progetti interessanti di cui parlare.

Betterworks, anche le startup con una buona idea falliscono (ogni tanto)

Oggi analizziamo la startup Betterworks che, pur basandosi su un’idea interessante ed avendo ottenuto un investimento da 10 milioni di dollari, ha chiuso i battenti questa primavera, dopo circa 2 anni di attività. Scopriamo quali sono stati i motivi della loro chiusura ma prima, ovviamente, vediamo quale era l’idea alla base della startup digitale.

Betterworks (Making Work Rewarding) è una società nata nella Silicon Valley verso la fine del 2010 da un’idea del founder Sizhao Yang unendo, in pratica, due idee di business già esistenti per crearne una nuova chimera. La prima idea base è quella dei gruppi di acquisto (da cui sono nate un numero imprecisato di startup, come per esempio Groupon) e quella, molto meno utilizzata, secondo cui un’azienda fornisce benefit di varia natura ai propri dipendenti per migliorarne il work-life balace ed ottenere di conseguenza un miglioramento dell’immagine aziendale ed una maggior soddisfazione dei dipendenti.

Dal lato operativo, il processo era piuttosto semplice, ovvero ogni utente (cioè ogni dipendente delle società partecipanti) aveva un profilo con cui accedere al sito di BetterWorks dove aveva un credito pagato quasi completamente da parte della azienda per cui lavora e spendibile per acquistare le offerte pubblicate. Le offerte comprendevano una ampia gamma di prodotti e servizi, coinvolgendo anche grosse catene come SubWay o Curves, elemento essenziale per un modello di business basato su una una multi sided platform.

Dopo una rapida sperimentazione dell’idea con gli early adopters, lo sviluppo dell’idea procedeva a buon regime, ottenendo due fondi di investimento per un totale di 10,5 milioni di dollari nei primi giorni di gennaio e febbraio 2011.

BetterWorks screenshot

BetterWorks screenshot

Nonosante una buona partenza ed un considerevole capitale di ventura, nel maggio 2012 il CEO e founder della società ha dovuto pubblicare la seguente lettera sul sito:

Thanks for being a supporter, and a user a of the BetterWorks platform.

We’re proud to have helped make work rewarding for your team and company. I’m writing to let you know that for business reasons, as of May 31st 2012 the BetterWorks perk platform will no longer be in service to customers. We’ve been unable to sustain a large enough market and have decided to close our doors. It’s been a privilege having you as a customer and I deeply apologize for any inconvenience this creates.

I motivi della chiusura (“business reasons”) sono stati legati essenzialmente ai costi troppo elevati in rapporto ai ricavi. Il mercato obiettivo della società erano aziende medio-piccole che, pur partecipando al programma, raramente riuscivano ad investire capitali elevati per offrire benefit ai propri dipendenti. Aziende più strutturate e con disponibilità economiche maggiori, invece, non avevano particolare interesse a partecipare il programma avendo probabilmente una figura aziendale delegata all’organizzazione dei benefit ai dipendenti ed un potere contrattuale nei confronti dei fornitori di servizi e prodotti sufficienti ad ottenere un buon prezzo anche senza intermediari.

Se analizziamo i costi è facile capire come questi possano essere stati effettivamente alti e spesso non direttamente proporzionali al numero di utenti iscritti al sito. Inoltre la dispersione degli utenti nel territorio non ha aiutato il lavoro degli oltre 50 dipendenti di BetterWorks dato che, perchè un business model legato ai gruppi di acquisto di prodotti tipo abbonamento in palestra, massaggi o sconti al supermercato abbia successo, è essenziale che i negozi e gli esercizi partner del progetto siano ubicati nei pressi degli utenti che devono beneficiare degli sconti.

Questa storia ha messo in luce due punti:

  • come un modello di business basato su una buona idea e con un capitale interessante, possa comunque fallire a causa di una scorretta valutazione iniziale dell’interesse economico nel suo sviluppo,
  • l’importanza di una corretta e reale valutazione di quali saranno i costi/ricavi una volta superata la fase embrionale del progetto.

Se vi state dispiacendo della fine del progetto non temete, c’è il lieto fine: Yang ha fondato MyMiniLife, che dopo essere stata acquistata da Zynga, ha sviluppato Farmville, noto gioco di farm per Facebook! …con quasi 83 milioni di giocatori al mese…

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